Rifacimento impianto idraulico

Rifacimento impianto idraulico: servono i permessi?

Il rifacimento dell’impianto idraulico è una tipologia di lavoro sempre più richiesta. I motivi sono i più disparati. In primis, una certa tendenza all’usura, che pur sviluppandosi in qualche decennio è in grado di ridurre il grado di vivibilità di un’abitazione. In secondo luogo, la volontà di estendere l’impianto a dei locali di nuova concezione, come il classico secondo bagno.

 

 

In questo caso, come in tutti i casi che coinvolgano opere di manutenzione-ristrutturazione, è necessario ragionare sulla questione permessi. In particolare, rispondere alla seguenti domande: i permessi sono necessari? Se sì, quali? Proveremo a rispondere nei paragrafi che seguono.

 

Impianto idraulico: quando non serve il permesso

In realtà, nella stragrande maggioranza dei casi non è necessario alcun permesso. Come si evince da questo articolo, infatti, i permessi, o per meglio dire i titoli abilitativi, sono obbligatori solo per quegli interventi che modificano la planimetria, la volumetria e gli elementi strutturali. Ora, almeno da un punto di vista formale, gli impianti sono elementi strutturali. Tuttavia, il loro rifacimento nella maggior parte dei casi si riduce alla semplice restaurazione. Dunque, non si registrano reali modifiche.

Questo è un vantaggio non indifferente per chi sta pensando di ristrutturare casa e vuole mettere in efficienza l’impianto idraulico, magari perché obsoleto, non a norma secondo le più recenti disposizione, oppure semplicemente perché è andato incontro a usura. Il vantaggio, ovviamente, consiste nella possibilità di evitare un impegno burocratico che per definizione è gravoso e fastidioso.

Il vantaggio, però, è anche economico. Infatti, richiedere un permesso, o semplicemente ottenere un titolo abilitativo, vuol dire spendere denaro per il tecnico e per l’amministrazione pubblica (in questo caso si parla di diritti e oneri di segreteria). Il risparmio è, come minimo, pari a qualche centinaio di euro.

Dunque, ecco tutti i casi in cui, in merito agli interventi idraulici, non è necessario un permesso.

  • Riparazione delle tubature.
  • Sostituzione delle tubature con varianti nuove e moderne (anche di diverso materiale).
  • Sostituzione dei punti acqua esistenti
  • Riparazione o sostituzione della colonna montante

Una precisazione: il discorso riguarda solo i titoli abilitativi necessari nei confronti della pubblica amministrazione. Se vivete in un condominio la questione è diversa. Dovreste, in questo caso, verificare il regolamento condominiale per capire quali interventi richiedono una concertazione e quali no. Per alcuni interventi, poi, il consenso dei “vicini” è comunque necessario. Pensiamo, per esempio, alla sostituzione della colonna montante.

 

Impianto idraulico: quando serve il permesso

Il rifacimento dell’impianto idraulico consente di procedere senza permesso sempre e comunque? La risposta, purtroppo, è negativa. In alcuni casi il permesso è necessario. Anzi, i casi in cui il permesso rappresenta un obbligo sono più numerosi di quanto si possa pensare. Per fortuna, non si tratta di un permesso granché difficile da ottenere (anzi non lo è quasi per niente). In verità, poi, non si dovrebbe parlare nemmeno di permesso, anche perché nella fattispecie non c’è nessun parere dell’ente a vincolare il diritto di procedere al rifacimento dell’impianto idraulico, solo norme e formalità da rispettare.

Nello specifico, il permesso necessario è la CILA, Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata. E’, per l’appunto, una “semplice” comunicazione arricchita dal “parere tecnico” di un geometra, un architetto o un ingegnere abilitato. Un parere tecnico a cui però va allegato anche una relazione e un progetto. Come già anticipato, a fare fede è la parola del tecnico stesso. L’ente non è incaricato, almeno in questo caso, di verificare la conformità dei lavori, a meno di sviste colossali e visibilissime. La CILA, tra parentesi, è il titolo abilitativo più leggero in assoluto, quello più facile da redigere e allo stesso tempo quello che costa meno.

In genere è riservati agli interventi che modificano la planimetria, come l’abbattimento di tramezzi o, al contrario, l’elevazione di un muro interno. Secondo la normativa vigente, però, è riservato anche ad alcuni lavori di rifacimento dell’impianto idraulico. Quali? Semplice: quegli interventi che stravolgono il disegno originale. Ciò si verifica quando si programma una ristrutturazione radicale dell’intera abitazione o, più prosaicamente, quando si intende aggiungere o spostare dei punti acqua. Ciò accade se si crea un secondo bagno o una seconda cucina. Accade anche quando si spostano bagno e cucina (evenienza molto più rara).

 

Quanto costa il permesso per ristrutturare l’impianto idraulico

Il permesso da prendere in considerazione, nel caso in cui l’intervento non faccia parte della categoria edilizia libera, è la già citata CILA. Quanto costa? La risposta è: dipende. Nello specifico, dipende dall’approccio messo in campo dalla singola amministrazione comunale, dal singolo comune. Il costo di ottenimento dei titoli abilitativi, infatti, è deciso dagli enti locali, i quali in merito godono di un margine di discrezione più che apprezzabile. Certo, i comuni si stanno muovendo in una direzione di progressiva omogeneizzazione, ma differenze (anche notevoli) si ravvisano ancora oggi.

In genere, si parla di cifre che vanno dai 100 ai 300 euro. Spesso, da spendere in marche da bollo, marche servizi etc. Si tratta, infatti, di diritti e oneri di segreteria. Ma non basta. La spesa più grande, in realtà, non corrisponde al classico gravame della pubblica amministrazione, bensì alla parcella del tecnico. Se il vostro scopo è possedere una CILA, non potete prescindere dall’apporto di un tecnico abilitato, sia esso un geometro, un architetto o un ingegnere. Anche perché la CILA, per essere regolare, deve comprendere una relazione tecnica e un progetto.

Quanto costa la parcella? In genere, dai 400 ai 500 euro. Si può affermare, quindi, che per una CILA il committente è chiamato a sborsare una cifra tra i 500 e gli 800 euro.

La questione è comunque molto complessa. Il consiglio, onde evitare errori, magari richiedendo la CILA quando non è necessaria e omettendola quando è necessaria, è di fare riferimento sempre e comunque allo Sportello Unico per l’Edilizia del comune in cui è situato l’immobile. Ricordatevi che procedere con un lavoro passibile di titolo… Senza titolo, pone in essere sanzioni che possono arrivare facilmente al migliaio di euro, se superarlo.

 

 

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