Chiudere veranda

Chiudere veranda: serve il permesso?

Chiudere la veranda è un desiderio di molti proprietari di casa. La veranda chiusa infatti contribuisce a rendere più vivibile uno spazio, ed evitare gli scomodi effetti degli agenti atmosferici.

 

 

La questione, però, è più complicata del previsto. In primis, dal punto di vista architettonico. Esistono infatti molte tipologie di verande chiuse, e ciascuna pone in essere diversi pro e contro: fisse, mobili, realizzate sui balconi, sui terrazzi, in giardino. Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta.

C’è poi una questione molto spinosa: quella legale. Servono permessi per chiudere una veranda? Non è possibile fornire una risposta che valga in tutti i casi. Occorre, invece, operare qualche discrimine. Lo faremo nei prossimi paragrafi.

 

Chiudere veranda, quando il permesso è necessario

In realtà, la questione dei permessi dipende dal tipo di veranda. Nell’immaginario collettivo, l’obbligatorietà dei permessi dipende da un elemento specifico: la provvisorietà. Sempre stando al senso comune, quando la veranda è fissa, allora serve il permesso, quando la veranda è provvisoria il permesso non è necessario. Secondo questa teoria, solo le verande in muratura richiederebbero un permesso, in quanto le tipologie in metallo o in legno possono comunque essere smontate.

Ovviamente, si tratta di una convinzione falsa, e per giunta pericolosa. Il rischio, infatti, è di commettere un grave abuso edilizio pensando di essere dalla parte della ragione, con tutto ciò che ne consegue in termini civili (la multa) e penali. Per chi non lo sapesse, l’abuso edilizio è un reato.

Ma se il discrimine non è la provvisorietà, allora qual è l’elemento da prendere in considerazione? La questione, a dire il vero, è disciplinata superficialmente dal legislatore. Negli ultimi anni però la Cassazione è intervenuta più volte, fino a delineare un quadro molto chiaro.

Chiudere una veranda richiede il permesso quando la struttura è ancorata al terreno, o comunque su una superficie orizzontale (balcone o terrazza quindi, non solo il giardino). Dunque, necessitano di intervento non solo le verande in muratura ma anche alcune verande in legno o in metallo.

Di quale permesso si tratta? Anche in questo caso la questione è complicata. In genere, serve il Permesso di Costruire, che è il titolo abilitativo più complesso da ottenere e anche quello più costoso. D’altronde, il Permesso di Costruire viene chiamato in causa ogni volta che si produce un aumento volumetrico, e una veranda con struttura ancora al terreno determina senza dubbio un aumento della volumetria. Di fatti, si aggiunge un locale.

La politica dei permessi è spessa delegata alle amministrazioni comunali. Alcune sono più generose di altre. Da qui l’eterogeneità del panorama burocratico, almeno per ciò che concerne la chiusura della veranda. Una minoranza di comuni, infatti, richiede la semplice SCIA, Segnalazione Certificata di Inizio Attività. La differenza è sostanziale, in quanto la SCIA non è vincolata al parere dell’ente e costa molto meno. In ogni caso, ma questo va da sé, avrete bisogno di un tecnico specializzato che possa inoltrare la richiesta e redigere relazione tecnica / progetto.

 

Chiudere la veranda senza permesso

Esiste comunque un modo per “chiudere” la veranda senza dover richiedere costi permessi, e dunque evitando di perdersi in lungaggini burocratiche. Il segreto, come già anticipato nel precedente paragrafo, è produrre una struttura ancorata non al terreno bensì alle pareti. In questo caso, la struttura sarà gioco forza più leggera e molto meno estesa. Secondo alcuni, non si potrebbe nemmeno parlare di chiusura vera e propria, ma tant’é: questa è l’unica soluzione percorribile. Le possibilità dal punto di vista estetico, comunque, sono numerose. Inoltre, garantiscono comunque un certo incremento del grado di vivibilità.

L’opzione maggiormente presa in considerazione è la chiusura della veranda in giardino, sempre in assenza di ancoraggio al suolo. Tecnicamente parlando, si tratta di un sistema di schermatura solare o, piuttosto, di protezione dagli agenti atmosferici, che rende possibile la frequentazione degli spazi sottostanti. Gli effetti, quindi, sono identici a quelli di una veranda chiusa propriamente detta.

E’ possibile anche creare una veranda chiusa su tutti i lati, benché da semplice tende. Il discrimine è comunque lo stesso, quello dell’ancoraggio al suolo. Tuttavia, va specificato che alcuni comuni considerano questo intervento una specie di manutenzione straordinaria, e potrebbero richiedere la CILA, Comunicazione Iniziale di Inizio Lavori. Non sarebbe comunque una tragedia, dal momento che la CILA è il titolo abilitativo più leggero e meno costoso.

 

Veranda chiusa

 

Infine, una precisazione. Gli uffici comunali potrebbero non essere le uniche figure con le quali interloquire. Anzi, potrebbe profilarsi all’orizzonte un ostacolo se possibile ancora più difficile da superare: i condomini. Se abitate in un condominio, e la chiusura della veranda determina una modifica del profilo dell’intero edificio (evenienza quasi certa) siete obbligati a chiedere il permesso all’assemblea condominiale. La facciata del condominio, infatti, è un bene comune.

 

Cosa si rischia se non si chiede il permesso

Nel caso optiate per una tipologia di veranda chiusa che richieda un permesso, evitate furberie o astuzie varie. In primis, perché è eticamente sbagliato. I regolamenti sono stati pensati per garantire sicurezza e integrità del territorio, dunque sono giustificati anche dal punto di vista morale.

In secondo luogo, gli abusi edilizi sono aspramente perseguiti in Italia. Anzi, negli ultimi anni si è assistita a una stretta significativa, sia in termini di norme sia in termini di azioni repressive.

Le conseguenze per chi commette un abuso edilizio sono gravi. Per giunta, sono di due tipi: penali e civili. Esatto, commettendo un abuso edilizio, si rischia il carcere. Nello specifico, si rischia la reclusione fino a due anni e una multa che va da 15.493 euro a 51.645 euro.

Dal punto di vista prettamente civile, si è obbligati a rimuovere l’abuso edilizio. Se la rimozione mette in pericolo la struttura dell’edificio, il reo è costretto a pagare una seconda multa, di tipo compensativo.

Dunque, il gioco non vale la candela, e dal punto di vista economico e dal punto di vista morale. Senza contare le conseguenze lato sicurezza, che in caso di abuso vanno sempre presi in considerazione.

 

 

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