Come riutilizzare acque nere per l’utilizzo irriguo?

 

 

Il riutilizzo delle acque nere per uso irriguo è una soluzione efficace per abbattere i costi per l’irrigazione. È anche una soluzione relativamente a portata di mano, in quanto non più appannaggio solo delle attività industriali ma praticabile anche nei contesti residenziali. Molto banalmente, per chi deve irrigare il proprio giardino, il proprio orto etc. Vediamo insieme di cosa si tratta.

 

In che cosa consistono gli impianti di depurazione

 

La soluzione adottata più di frequente per il riciclo delle acque nere a scopo irriguo è l’installazione di un impianto di depurazione. Per inciso, questi impianti depurano le acque che provengono dagli scarichi del bagno e della cucina, dunque wc, bidet, docce, vasche, lavelli etc. Installare un impianto di questo tipo reca molti vantaggi. Ecco una panoramica esaustiva.

 

  • Agevolazioni fiscali. L’installazione degli impianti di depurazione delle acque nere ricade tra gli interventi soggetti alla normativa fiscale per le ristrutturazioni edilizie. In buona sostanza, a patto di rispettare alcuni semplici criteri, è possibile detrarre dall’IRPEF il 50% della spesa. Di base, si risparmia una buona metà dei costi di installazione.

 

  • Risparmio in bolletta. Lo scopo primario degli impianti di depurazione, specie quando sono installati nei contesti irrigui, è abbattere radicalmente l’approvvigionamento alla rete idrica. Uno scopo che viene raggiunto piuttosto agevolmente, con tutto ciò che ne consegue per la bolletta dell’acqua, che si fa decisamente più “leggera”. Si può affermare che l’installazione dell’impianto di depurazione è un investimento che si ripaga da solo, e in un tempo niente affatto lungo.

 

  • Diminuzione dell’impatto ambientale. Infine, la questione ambientale. Gli impianti permettono di riciclare quello che è a tutti gli effetti un materiale di scarto, diminuendo i consumi effettivi. Se da un lato ciò porta a un risparmio economico, dall’altro diminuisce l’impatto ambientale delle attività di irrigazione. Un dettaglio non di poco conto, se si considera l’importanza che sta assumendo questo tema.

 

Come funzionano gli impianti di depurazione classici

 

Sarebbe pretenzioso descrivere per filo e per segno le tecnologie che stanno dietro alla depurazione delle acque nere. Tuttavia, possiamo fare una panoramica delle fasi che portano alla depurazione dell’acqua.

 

  • Grigliatura. Questo passaggio ha lo scopo di eliminare le componenti solide e di grandi dimensioni, che vengono ovviamente raccolte e smaltite. (E’ possibile trovare maggiori informazioni su Wikipedia.org alla pagina grigliatura)

 

  • Insufflazione. Questa fase consiste nell’immissione di aria in pressione, tale da impedire alle particelle di depositarsi sul fondo, mantenendo il refluo in movimento e fornendo ossigeno per la fase ossidativa. L’insufflazione, dunque, consente di realizzare i processi biochimici di abbattimento degli inquinanti.

 

  • Sedimentazione. Esistono diversi tipi di sedimentazione: quella primaria che si svolge a monte dell’impianto di depurazione per eliminare i soldi grossolani e la sedimentazione secondaria dopo il processo di ossidazione finalizzata alla separazione dei fanghi dalle acque reflue trattate.

 

Una soluzione ad alta resa: la trincea drenante

 

L’installazione degli impianti di depurazione classici rappresenta ancora l’intervento d’elezione per il riutilizzo delle acque nere. Tuttavia, si stanno affacciando sul mercato soluzioni alternative e interessanti, per ora messe in campo solo da alcune imprese particolarmente lungimiranti. Il sito web Dorabaltea.com offre moderne soluzioni per la subirrigazione, detta anche trincea drenante.

 

Tale sistema si basa sul drenaggio nel terreno e chiama in causa dinamiche di auto depurazione naturale. Il “trucchetto” consiste nel ricorso ai batteri presenti nel terreno che si nutrono delle componenti organiche, di norma abbondanti nelle acque nere. Per inciso, il metodo è sicuro in quanto lo scarto di questa digestione non genera un impatto negativo per l’ambiente. Qualora la digestione risultasse “difficoltosa”, viene associata una sorta di pettine, che funge da sistema di dispersione.

 

La subirrigazione è un trattamento molto particolare, che presenta dei vantaggi e degli svantaggi, dei punti di forza e dei limiti. Potrebbe infatti entrare in sofferenza qualora la componente organica rappresentasse solo una minima parte degli scarti presenti nelle acque, eventualità che non riguarda solo i complessi industriali ma anche le abitazioni. Un altro svantaggio consiste nella possibilità di sviluppare “impaludamento”, ovvero la sovrapproduzione di fanghi. In ragione di ciò, la subirrigazione richiede comunque un’attenta opera di manutenzione, condotta ovviamente da personale specializzato.

 

Di contro, si segnala un tempo di installazione minimo, costi di esercizio ridotti all’osso e un enorme risparmio energetico. Infatti, chiamando in causa processi naturali, la subirrigazione non necessita di energia elettrica.

 

Dunque, siamo di fronte a una soluzione particolare, che in alcuni casi può rappresentare un vantaggio competitivo rispetto ai normali impianti di depurazione, ma che in altri contesti può mostrare la corda.

 

 

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